sabato, Ottobre 19, 2024
 
INTERVISTE

INTERVISTA A LUCA ARCIDIACONO E GIANMARCO BELLUMORI

 
 

Roberta Nardi  incontra Luca Arcidiacono e Gianmarco Bellumori, rispettivamente regista ed attore protagonista del cortometraggio “Il confine” , vincitore del Borgia Film Festival

Avete recentemente partecipato al Borgia Film Festival dove il corto ha vinto il premio per migliore attore protagonista. Vi aspettavate al vostro primo festival di ricevere un premio?

Luca: Assolutamente no. Tanto che il giorno dopo la proiezione sono ripartito per la mia Sicilia, certo che la cosa fosse finita lì. Devo dire di essere contento anche perché questo premio, oltre ad elogiare il lavoro che Gianmarco ha fatto, rende giustizia alle fatiche di un intero gruppo perché, al cinema più che a teatro, donare al massimo potenziale la resa di un attore dipende dall’avere un buon copione, un’ottima intesa con il regista che deve saperti inquadrare, un DoP che ti illumina bene la scena, le giuste musiche, un buon fonico e montatore ed un’ottima messa in scena. Spoglio di tutto ciò, anche la migliore interpretazione ahimè ci perderebbe non poco. Per cui un Premio al Miglior Attore rimane un premio a tutti noi che accogliamo con grande orgoglio e onore.

   

Gianmarco: Ricevere questo importante premio come “Migliore attore protagonista” é stata una notizia inaspettata che mi ha riempito di gioia. Ho girato il corto subito dopo il mio ritorno da Los Angeles e avere questo riconoscimento è stato importante come soddisfazione e traguardo personale: i mesi di studio trascorsi negli stati uniti hanno avuto il loro frutti!

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– Questa è la vostra prima collaborazione insieme. Come vi siete trovati a lavorare sul ruolo del protagonista?

Luca: Avevamo i tempi stretti per i casting ma amo sempre parlare con le persone che ho davanti, attori o tecnici che siano, per capire se c’è intesa prima di ragionare sullo specifico di un lavoro. Con Gianmarco mi sono subito trovato bene e, per quanto i tempi del set siano stati brevi, ho visto che mi ha restituito tutto quello che poteva, affidandosi a me tanto quanto io a lui. Spero di ritrovarlo dentro un’altra storia e in un altro personaggio per costruire ancora insieme e migliorarci sempre più.

Gianmarco: Molto divertente, mi sono sentito a mio agio. Nonostante questo lavoro richiedesse una grande concentrazione e vulnerabilità, durante tutto il tempo delle riprese Luca come regista, ha fatto di tutto per mettermi a mio agio e cercare di trovare assieme la giusta dimensione del personaggio. Abbiamo girato dalle 9 della sera al mattino seguente. Nonostante la stanchezza siamo riusciti ad arrivare alla conclusione della storia e a mantenere il giusto equilibrio tra “realtà” e “immaginazione”.

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– Qual è “il confine” tra realtà e la messa in scena tra i due interpreti principali?

Luca: la forza del concetto insito nel titolo e nel tema del corto è pluridimensionale: abbiamo voluto rendere il racconto ambiguo nell’incertezza che l’attore che porta il monologo al provino stia recitando di un amore finito o stia realmente provando quelle cose per la persona che ha davanti. In quest’ambiguità si racconta di uno dei mali che prima o dopo attacca tutti noi: quando qualcuno viene tradito e la reazione dell’altro è quella di andare via, col cuore spezzato, per provare a reinventarsi. E’ dunque facile attaccarsi emotivamente alla vicenda perché una ferita nascosta l’abbiamo tutti, anche se cicatrizzata nel tempo. Abbiamo voluto renderla attraverso il provino di un attore, curioso anche per via del mio lavoro di casting (per varie case di produzione cinematografiche e televisive) dove vedo passare centinaia di attori e noto quanta forza e verità immettono dentro ad un personaggio. Ciò mi porta sempre a chiedermi quanto ci sia di personale dentro quelle parole costruite o quanto stia semplicemente recitando. Da ciò dunque, proprio nel confine labile tra verità e finzione, nasce “Il confine”.

Gianmarco: Credo sia veramente sottile, ma voluto così.  Piano piano i due personaggi si fondono nella storia prendendo vita e vivendo in modo sempre più profondo e doloroso il loro distacco, per lei, e liberatorio per lui.

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di Roberta Nardi

 

 

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